DESCRIZIONE
Chi scende la valle del fiume Metauro ha modo di notare come l’ultimo gruppo di colline più prossimo al mare, sul lato sinistro, godendo di una favorevole esposizione climatico-ambientale, legata alla presenza di un discreto numero di piccole sorgenti e ad una morfologia dalle linee morbide, risulti particolarmente accogliente così da favorire l’insediamento umano.
La sommità più elevata del gruppo è rappresentata dal colle di Monte Giove (223 m s.l.m.). Sulla sua sommità, che dista da Fano e dal mare circa 5 Km, è situato un Eremo di Monaci Camaldolesi: di qui, la posizione dominante permette di spaziare su un ampio territorio che, oltre a comprendere gran parte delle valli laterali del fiume Metauro e del torrente Arzilla – tra le quali il colle è situato – abbraccia un lungo tratto di litorale compreso tra le foci dei due corsi d’acqua e consente altresì di spingere lo sguardo in mare per una distanza di molte miglia.
L’acclività della parte sommitale del colle rende il luogo particolarmente sicuro. La presenza di varie sorgenti offre buone possibilità di rifornimento idrico: lo stesso acquedotto romano di Fanum Fortunae era alimentato da acque captate nella valle dei Pozzetti alle pendici settentrionali.
Tutta l’area è interessata a vari rinvenimenti archeologici che testimoniano una lunga frequentazione che va dalla preistoria all’età romana (fig. 1: 1 – Abitato dell’età del ferro; 2 – Tomba in località il Gallo; 3 – Tombe in località Casa dello Spedale; 4 – Stazione del Paleolitico inferiore).
Al Paleolitico inferiore si data infatti una amigdala, mentre sono riferibili al Neolitico numerosi interessanti manufatti silicei sporadici.
All’Età del Ferro risalgono le tombe individuate nella valle del Petriccio e in loc. “Casa dello Spedale”, mentre sono da ascrivere ad Età romana una lapide da Magliano e vari reperti sporadici.
E poiché ad uno, o forse ad ambedue i rinvenimenti dell’Età del Ferro, sembra ricollegabile l’insediamento di cui oggi si dà notizia, ricorderemo brevemente le circostanze che ne hanno, a suo tempo, consentito il recupero.
Nel 1877 a sud-ovest dell’Eremo, a 520 metri dal campanile di questo (quota 160 m s.l.m.), nella piccola valle del Petriccio, venivano alla luce, durante lavori di allargamento della strada detta “del Giardino” all’altezza del podere “il Gallo”, vasi attici e recipienti di bronzo facenti parte del corredo di una tomba datata intorno alla metà del V sec. a.C.
Circa quaranta anni dopo, nel 1920, durante lavori di scasso nel podere “Casa dello Spedale” nel versante nordorientale di Monte Giove, ad una distanza dal campanile di meno di 500 metri, ad una quota di 150 m s.l.m., si rinveniva una piccola necropoli databile press’a poco allo stesso periodo della precedente. I corredi di queste tombe, almeno due, del tipo a fossa, erano rappresentati da frammenti di vasi attici quali kylikes, skyphoi, oinochoai a figure rosse ecc..
Proprio la presenza di queste sepolture ci ha spinti ad effettuare una indagine sistematica volta ad individuare gli eventuali abitati con i quali potessero essere messe in relazione. Il rinvenimento oggetto di queste pagine non è quindi casuale, ma frutto di una paziente ricerca da lungo tempo intrapresa e consiste nella individuazione di evidenti tracce di un abitato risalente alla Età del Ferro.
Esso è situato quasi alla sommità del colle di Monte Giove, a quota 210 m s.l.m. sul versante nordorientale, poco fuori il muro di cinta dell’Eremo (fig. 2).
Data la vicinanza con la piccola necropoli di “Casa dello Spedale”, dalla quale dista meno di 400 metri, si può a ragione supporre che l’insediamento rinvenuto sia da mettere in connessione con essa.
La scelta del luogo sembra essere stata fatta con grande accortezza: si tratta di un piccolo avvallamento disposto ad anfiteatro lungo il pendio, naturalmente protetto dai venti di nord, ed il cui asse mediano, degradando rapidamente a valle, rappresentava forse la principale e più agevole via di collegamento, lungo i rii di San Gerolano e della Gazza, tra l’abitato e la valle del torrente Arzilla.
La posizione dominante consente di esercitare un controllo diretto su detta valle fino alla foce del torrente che la percorre e sulle colline lungo la costa. Lo spostamento di pochi metri verso sud permette analogo controllo sulla valle del Metauro, sulle colline in riva destra del fiume e sulla pianura costiera.
L’indispensabile rifornimento idrico è assicurato dalla sottostante, vicinissima, Fonte di Bocca Battaglia.
Autore: De Sanctis Luciano
Fonte: http://www.lavalledelmetauro.it/contenuti/beni-storici-artistici/scheda/ 4564.html