DESCRIZIONE
La Piazza XX Settembre, cuore della città di Fano, conserva, al di sotto delle pavimentazioni odierne, cospicui resti archeologici di età romana, custoditi nei sotterranei dell’Ufficio Informazioni del Comune e del Palazzo Malatestiano, nelle cantine di Palazzo Bambini, sotto la platea del Teatro della Fortuna, nelle fondamenta della Torre Civica.
Al di sotto del Palazzo del Turismo vennero alla luce i resti di un edificio romano con muri perimetrali ben conservati in elevato, con basi di tre colonne inglobate al loro interno e probabilmente parte di un atrio di una domus, il cui peristilio è stato poi tamponato in un secondo momento e un pavimento in opus spicatum (a spina di pesce). Interessante il rinvenimento di un bollo laterizio con la sigla QCLODAM(BROS), riferibile alla fornace di Quinto Clodio Ambrosio di Aquileia, testimonianza dei contatti tra Fanum Fortunae e il nord della penisola. Al di sopra del crollo dell’edificio romano si rinvennero tre tombe ad inumazione, databili al VI secolo d.C., costruite, dopo l’abbandono della domus, con materiali di reimpiego.
Nell’area sottostante Palazzo Bambini si rinvennero, durante lavori di ristrutturazione nel 1984, altri ruderi di età romana probabilmente pertinenti ad un’altra domus o, forse, ad un edificio pubblico, dato lo spessore delle murature e la presenza di una grossa vasca rettangolare per la raccolta dell’acqua. Si rinvennero inoltre altre tracce di murature e un collettore fognario coperto parte alla cappuccina e parte con volta a tutto sesto, probabilmente situata in coincidenza con uno dei decumani della città.
Molto interessanti sono i pavimenti a mosaico rinvenuti nell’area corrispondente all’odierna Piazza; già nel 1740 venne alla luce sotto il campanile della Piazza il mosaico “del Nettuno”, con la divinità marina rappresentata nell’emblema centrale di un pavimento musivo alla guida di una quadriga trainata da cavalli marini. Il mosaico, conservato nel Museo Civico, si può datare nella seconda metà del II secolo d.C.
Nel 1929 venne in luce, sotto l’attuale Cassa di Risparmio di Fano dove ancora si conserva, il mosaico detto “dei pesci”, costituito da un riquadro centrale in opus sectile marmoreum incorniciato da due fasce in opus tessellatum, databile tra la fine del II e gli inizi del III secolo d.C. L’emblema centrale marmoreo riproduce un disegno geometrico formato dall’accostamento di lastre di marmi policromi, mentre il mosaico che lo circonda riproduce due pesci stilizzati, che danno il nome al pavimento, e un granchio al centro.
La presenza di questi due preziosi pavimenti con tema marino ha fatto pensare alla presenza in questo luogo di un edificio destinato alle acque (terme, ninfei o altro).
Sempre nel 1984, in seguito a lavori di ristrutturazione del Teatro della Fortuna, si rinvennero i resti di altri due pavimenti musivi. Mentre il primo è conservato in maniera precaria il secondo presenta una decorazione geometrica ad intrecci curvilinei e si può datare agli inizi del III secolo d.C.
Oscar Mei