DESCRIPTION
L’interno dell’antico Palazzo del Podestà fin dalla metà del Cinquecento fu restaurato e rimaneggiato e utilizzato come sede dapprima della Sala della Commedia e poi del Teatro della Fortuna.
La sala della Commedia occupava il salone superiore del palazzo ed era dotata di scena fissa edera il luogo in cui si svolgevano le rappresentazioni teatrali e le accademie musicali. A questo periodo risale il rifacimento delle volte del loggiato affrescate con raffaellesche da Giovanni Francesco Morganti che le eseguì a partire dal 1566 e di cui purtroppo rimane soltanto uno scomparto corrispondente all’attuale sala della biglietteria.
Circa un secolo dopo, e precisamente nel 1665, lo scenotecnico fanese Giacomo Torelli, tornato in patria da Parigi, visto il pessimo stato in cui versava la sala della Commedia propose, insieme a diciassette nobili fanesi, di poter utilizzare quello spazio: la proposta fu accettata e da quel momento si diede inizio al monumentale Teatro.
Il teatro torelliano subì numerosi restauri nel corso dei suoi centosessantadue anni di vita fino ad arrivare al 1839, anno in cui fu decretato lo stato di inagibilità dell’edificio e la sua definitiva chiusura.
Il vecchio Teatro della Fortuna
Il teatro costruito dall’ingegner Torelli, come testimoniano i tanti disegni e stampe, era stato progettato a pianta mistilinea a forma di rettangolo absidato, con i lati lunghi leggermente divergenti verso il proscenio e la parete di fondo rientrante a semidecagono. I palchetti erano disposti su cinque ordini di ventuno per fila lievemente sporgenti in modo degradante verso l’alto, separati da mensole a forma di eleganti volute riccamente intagliate e differenziate di ordine in ordine che davano a ciascun palco un parapetto avanzato esteticamente elegante, ma soprattutto funzionale per la visibilità.
Al centro del secondo ordine, contornato da colonne composite e sormontato da timpano stemmato, era posto il palco del Magistrato, decorato da una ricca balaustra a pilastrini. Ogni ordine aveva un tipo di balaustra diversa decorata con riquadri dipinti a grottesche: il quinto ordine si concludeva con un motivo traforato e scompartito da piccole cariatidi della ringhiera. Quest’ultima era arretrata lungo i due lati maggiori che erano aperti e destinati a loggione, rnentre la parte centrale a palchetti era aggettante. Il boccascena si presentava grandioso, isolato dai palchi e decorato da lesene scalate, poggianti su un alto zoccolo con un palco di proscenio per ogni lato.
Il Nuovo Teatro della Fortuna
Fra il 1845 e il 1863 fu ricostruito il nuovo teatro per opera dell’architetto modenese Luigi Poletti: tale struttura subì ingenti danni nel corso del secondo conflitto bellico ma dopo lunghe e travagliate fasi di restauro, proprio ai nostri giorni (1998) questo monumentale edificio è stato di nuovo riaperto.
Il Poletti (Modena 1792 – Roma 1869), massimo esponente della scuola neoclassico-purista, aveva una profonda esperienza in materia teatrale, avendo già pro gettato il teatro di Terni e quello di Rimini: entrambe le sale scomparvero con i bombardamenti dell’ultima guerra ed anche quella fanese subì gravissimi danni, tanto che da allora i lavori di restauro continuarono fino al 1998.
Il teatro progettato dal Poletti occupa l’area retrostante il Palazzo della Ragione, ha tre ordini di palchi a sporgenze degradanti in ritiro, una platea a ferro di cavallo e un capace loggione.
Ogni ordine ha ventuno palchi; il primo, piuttosto ampio, è contraddistinto da piccole sfingi alate e da qui in posizione arretrata partono i pilastri che sorreggono il secondo ordine e sostengono un peristilio di colonne corinzie che si eleva fino al terzo ordine, su cui si imposta un fregio e la cornice di una trabeazione, coronata da attico, decorato con delle statue che costituiscono il parapetto alla balconata del loggione. Il terzo ordine e il loggione sono variamente decorati con parapetto a grata con il motivo classico del traforo alleggerendo in tal modo la struttura che nei primi due ordini è a fascia continua decorata con stucchi dorati, opera dell’urbinate Giuliano Corsini. Sempre il Corsini fu l’autore della volta a corone concentriche nei cui riquadri vi erano, fino al 1944, vivaci tempere del romano Francesco Grandi rappresentanti i “Fasti di Apollo’ e altre allegorie mitologiche.
Altri dipinti, danneggiati dagli eventi bellici, arricchivano il primo atrio: precisamente le tre crociere della volta e le lunette parietali decorate dai fratelli romani Mariano e Gioachino Grassi. La sala dove è posta attualmente la biglietteria conserva ancora la volta con eleganti “raffaellesche”, unica parte superstite delle cinquecentesche decorazioni realizzate nell’antico loggiato dal fanese Gianfrancesco Morganti.
Dal secondo atrio è possibile accedere ai palchi attraverso il monumentale scalone fino a giungere all’ampio ambulacro del terzo ordine che consente l’ingresso alla Sala Verdi, progettata dal Poletti come ridotto per le danze e utilizzata poi come sala da concerto; completamente distrutta dalle violente devastazioni belliche, è stata di recente restaurata in veste di moderno “auditorium” dall’architetto Giambattista Fabbri, lo stesso che ha curato il restauro generale del teatro ed ha realizzato il nuovo corpo di fabbrica in vetro e alluminio posto sul lato settentrionale del teatro, sopra il vecchio portico ottocentesco della ex pescheria, dove si aprono le uscite di sicurezza.
Autore: Ricino Valentina
Fonte: http://www.lavalledelmetauro.it/contenuti/beni-storici-artistici/scheda/5497.html