DESCRIZIONE
La mutatio Intercisa o Ad Intercisa (saxa) è attestata dall’Itinerarium Hierosolymitanum e dalla Tabula Peutingeriana; sembra corrispondere al sito dell’abitato del Furlo e dista nove miglia dalla successiva stazione di Forum Sempronii.
Essa è menzionata in itinerari più tardi nella variante Intercissa. Si tratta del toponimo più antico relativo alla gola, in riferimento diretto con il grandioso taglio della parete di roccia, riconoscibile nel punto di più difficoltoso attraversamento, per ricavare il piano stradale della fase originaria della Flaminia. Nel luogo è documentato anche il toponimo Petra Pertusa, che si riferisce indubbiamente alla nuova situazione di viabilità venutasi a creare nella gola con l’apertura della galleria fatta realizzare da Vespasiano nel 76 d.C. Nella cartografia delle Marche, almeno dal Cinquecento, si fa riferimento al ‘Passo del Forlo’ e poi a Furlo; il toponimo sembra derivare da ‘Forulus’, come attesterebbe anche Flavio Biondo (‘Forolo’), chiaro riferimento all’antica galleria, sempre utilizzata in passato ed ancora oggi.
La gola è costituita da una profonda e stretta fenditura naturale tra il monte Pietralata e il monte Paganuccio, sul cui fondo scorre infossato e tra erte pareti il Candigliano. La Flaminia moderna e quella antica corrono assieme sulla sinistra del fiume, sfruttando ogni elemento favorevole del costone di roccia che scende pressoché a picco fin sul greto fluviale.
Lungo l’intera gola la via descrive un percorso ondulato e serpeggiante, sempre sopraelevato in media di circa trenta metri rispetto al letto del fiume. Questa quota di sicurezza sul pendio della montagna è acquisita in modo diverso nei vari periodi in relazione alle tecniche costruttive disponibili all’epoca; dapprima si è proceduto con la realizzazione di poderosi tagli del costone di roccia, in seguito con la costruzione di lunghi muri di terrazzamento e infine con l’impegnativo scavo di due gallerie.
I tre momenti determinanti per la realizzazione della Flaminia sono riferibili rispettivamente alla prima apertura della via alla fine del III secolo a.C., alla sua generale ristrutturazione voluta da Augusto con la “tecnologia” dell’epoca e infine all’intervento risolutivo di carattere straordinario attuato sotto Vespasiano. Tutti gli altri interventi di epoca successiva risultano di rilevanza locale e spesso dovuti ad opera di ristrutturazione e restauro di emergenza.
Autore: Mario Luni