DESCRIZIONE
La città di Cantiano è l’erede del centro di Luceolis, attestato dalle fonti letterarie almeno dalla fine del VI secolo d.C. Sulla esatta ubicazione di Luceolis si è molto discusso ed almeno tre sono le proposte di identificazione del sito, rispettivamente in connessione col moderno abitato di Scheggia oppure di Pontericcioli o di Cantiano.
Parrebbe avere maggiore fondamento il riconoscimento della ubicazione dell’oppidum di Luceolis nel luogo su cui sorge il centro medievale di Cantiano, sulla base di una significativa indicazione fornita dalla Tabula Peutingeriana. Qui risulta segnalata tra le stazioni di Ad Ensem e Ad Calem, distanti tra loro quattordici miglia, una statio intermedia in cui è indicata la distanza di sette miglia da Ad Ensem.
Va aggiunto che l’attuale abitato di Cantiano è posto esattamente a mezza strada tra Scheggia e Cagli, è attraversato al centro dalla via erede della Flaminia (attraverso il “Ghetto”) ed ha le caratteristiche di una doppia fortezza inespugnabile; sono infatti qui presenti due alture attigue, la cui gola intermedia era attraversata dall’antica strada. Sono ancora riconoscibili i resti di due rocche ai lati della strada, unite tra loro da mura di difesa, che in età medievale sbarravano il passaggio, svolgendo una funzione simile a quella probabilmente determinata dall’oppidum tardoantico di Luceolis.
Per altro, la tradizione più antica attestata nella zona vuole Cantiano (il nome deriva dal fiume) risorta sulle rovine di Luceolis.
Nei pressi di Cantiano, verso nord, è stato recuperato anche un cippo stradale con l’indicazione della distanza in miglia da Roma (CXL). L’iscrizione menziona i Cesari Valerio Severo e Massimino Daia ed è datata tra il 1° maggio 305 e il 25 luglio 306.
A nord di Cantiano la Flaminia si incunea per alcune miglia nella stretta gola del Burano; la moderna strada nazionale segue quasi interamente il tracciato della via consolare, condizionato dalla asperità del varco naturale tra le scoscese montagne. All’uscita da Cantiano, verso est, è venuto in luce un lungo muro di contenimento di epoca romana, simile a quello sopra segnalato presso Ponte Tre Archi, in parte occultato nel corso di recenti lavori stradali; numerose altre poderose sostruzioni, conservate per centinaia di metri di lunghezza, sono state segnalate durante la costruzione della moderna superstrada. La tecnica costruttiva utilizzata è stata simile a quella delle sostruzioni presso Ponte Tre Archi e nella gola del Furlo, nel contesto di un intervento unitario di probabile età augustea.
M. L. – M. G.