DESCRIZIONE
In corrispondenza del centro storico di Cagli la Flaminia attraversava il Burano col Ponte Taverna, che presenta oggi solo resti di piloni con strutture medioevali su murature più antiche. Il ponte è crollato nell’ottobre 1976, a seguito di una forte piena. E’ probabile che presso Ponte Taverna si trovasse la mutatio ad Calem, la stazione di sosta sulla quale sarebbe sorta in età successiva una villa recentemente restaurata e soggetta a vincolo della Soprintendenza.
Si legge in MONTECCHINI 1879: “Questo ponte è d’origine antichissima, come scorgesi dalle spalle e pile che sono ancora quelle di costruzione primitiva, e che dirò così etrusca, per differirla da quella propriamente romana del tempo dell’impero. E’ a due archi, uno interrato della corda di m 4,80, l’altro della corda di m 16,20 colla saetta di m 6,20: la pila tra i due archi è lunga m 9,00. Segue alla grande arcata sulla spalla sinistra un rostro o tagliacqua formato di grandi lastroni di pietra delle Foci lavorati e commessi egregiamente a secco, come lo sono l’altre spalle e la pila predetta. Questo tagliacqua, la costruzione moderna degli archi, ed altre circostanze, mi fanno credere che questo ponte in origine fosse a tre arcate, distrutte poi col tempo o dal fiume o dagli uomini, e fosse riedificato nella forma attuale.
Comunque sia, il ponte odierno per le sue arcate mal costrutte, si trova in cattivo stato e molto incomodo non tanto per la forte salita a raggiungerne la sommità, come per la troppo ristretta sezione che arriva appena a m 3,85. Immediatamente al di là di questo ponte ossia sulla sponda sinistra del torrente, è una casa che serve di abitazione e di concia di pelli: industria certamente non bella né piacevole, rasente una strada pubblica. Anticamente invece, con più comodità, eravi sicuramente un’osteria che diede nome al ponte, essendo noto che di queste Tabernae ve n’erano parecchie sulle strade pubbliche nelle quali, come nelle Popinae, il viandante trovava di che rifocillarsi e… qualche altra cosa. Vi erano poi anche, sebbene alquanto più rade, le Cauponae, dove inoltre si dava alloggio; ed abbiamo ancora tra Pesaro e Urbino, un’osteria che, col vocabolo corrotto di Cappone, conserva ancora il nome e l’uso antico.”
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